L’Arte è fondamentalmente rivolta – A. Camus –

L’Arte è fondamentalmente  rivolta

L’uomo, da tempi immemorabili, ha , sempre, assunto un atteggiamento di rivolta, contro la natura, contro Dio, contro l’altro uomo, contro tutto ciò che lo sovrasta o gli si oppone. Rivolta contro Dio: Adamo ed Eva  mangiano del frutto proibito per diventare come il loro creatore, il frutto della conoscenza del bene e del male; il risultato fu la sconfitta, la cacciata dall’Eden e la inevitabile condanna alla morte. I titani, giganti inferiori agli dei, sferrano un attacco agli abitanti dell’Olimpo per prenderne il potere, il risultato fu la sconfitta. Prometeo  porta il fuoco e le arti all’umanità, inimicandosi il padre degli dei e per questo viene condannato ad una pena singolare, una pena senza fine, legato ad una roccia impervia ai confini del mondo, mentre il fegato  viene mangiato da un’aquila  ma gli ricresce continuamene. Creonte fece condannare la nipote Antigone solo per aver dato sepoltura al fratello Polinice, trasgredendo l’editto del tiranno di Tebe che proibiva di dare sepoltura al fratello dell’eroina solo perché rivendicava per sé il potere, le conseguenze perde il figlio e la moglie, entrambi suicidi.  Nietzsche rifiuta Dio, anzi la tentazione stessa di cercare Dio, e predilige il tempo circolare anziché quello lineare onde evitare di incappare nelle maglie di una morale,  di un dio o di un suo surrogato. Dunque senza Dio per affermarsi libero e indipendente, al disopra del bene e del male,  accettando la  condizione tragico – dionisiaca dell’eterno ritorno dell’uguale. L’uomo, nella storia, ma soprattutto nel 900, non solo rifiuta Dio, ritenendolo inconciliabile con la sua libertà, ma si fa Dio, sentendosi padrone del mondo, avendo a disposizione le nuove tecnologie, gli strumenti, secondo la sua illusione, per dominarlo. Qualcuno si convince che ci possa essere una razza superiore che potesse dominare  tutte le altre razze. Di qui il dramma delle due grandi guerre, il peggior disastro dell’umanità. L’indole dell’uomo, almeno secondo quanto ci insegna la storia, è proprio quello della rivolta, per un mondo nuovo, una società diversa che noi vorremmo fosse perfetta, il potere che noi vorremmo fosse assoluto ed eterno. Ma ciò non può essere, non potrà mai accadere, perché siamo soggetti che scelgono e sbagliano continuamente, arrovellandosi nella propria finitudine.  Ma se l’umanità non potrà raggiungere il potere assoluto, se non potrà raggiungere la felicità così come vorrebbe, se l’uomo non riesce a trovare ciò che lo appaga, in altre parole il paradiso da cui ne è stato cacciato, allora questo mondo mitico lo può almeno  immaginare attraverso la sua fantasia, attraverso le proprie capacità creative, quale apparente compensazione dei suoi desideri inappagabili. Questo è il miracolo dell’arte. L’arte trova la sua linfa vitale nell’eterno atteggiamento di rivolta da parte dell’uomo, cercando di divincolarsi dal contingente, dalla bellezza effimera, dalla pluralità delle cose, dal fluire inarrestabile del tempo. L’arte si ispira si al reale per attingere stimoli e materia da trattare, ma subito spicca il suo volo verso  un magico mondo diverso da quello reale. Per questo la materia trattata non può mai essere  di natura descrittiva ma rimanda sempre, secondo la sensibilità dell’artista, ad un ideale di bellezza che non c’è, ad una unità ed armonia  che nella natura e nella società non esiste, ad un mondo magico che appaghi i grandi desideri dell’uomo, fra questi la felicità perduta e il grande desiderio di immortalità.  L’artista,  come la mitica figura di Icaro che fugge il labirinto in cui è stato fatto prigioniero da Minosse, cerca di andare oltre i confini della realtà,  perché gli sta stretta, fugge il tempo perché ha bisogno di eternità e si inventa così delle ali di cera per volare. Già, ma le ali sono di cera, per questo è costretto a precipitare di nuovo nella realtà, nel finito, nel tempo.  L’artista è come Icaro che mentre si allontana dalla realtà per rifugiarsi in un mondo magico, sentirà continuamente il bisogno di tornare ad essa per rinnovare le energie e riprendere continuamente il volo senza mai un approdo sicuro. L’artista ancora è come l’albatro di Baudelaire che mentre vola è il re degli uccelli ma se le sue ali si bagnano diventa l’uccello più goffo e più ridicolo che si conosca.