Riflessioni dall’Amoris Laetitia (Da pagina 153 a Pagina 167)

Riflessioni dall’Amoris Laetitia (pagini 153 – 167)

 

 

La famiglia è una piccola società che ha il delicato compito di educare le persone che vi fanno parte alla gioia, all’amore, al senso dell’altruismo e a scoprire in ogni attimo della vita la presenza di Dio nei fratelli, nella natura e nell’intero universo. Amare sembra essere una cosa scontata e sembra che tutti gli uomini debbano saperlo fare. Invece non è così. Amare è un’arte meravigliosa  ma, in quanto arte, occorre  che ciascuno  si prepari,  si alleni, e soprattutto  impari a guardare oltre il proprio naso, oltre il proprio ego, oltre la propria casa e si  riconosca elemento indispensabile alla collettività. Il sacramento nuziale poi impegna la coppia e quindi  la famiglia in genere a mantenere fede ad una promessa fatta davanti a Dio e davanti alla comunità dei cristiani. E’ ovvio, se la promessa è fatta di sole parole, il sacramento diventa solo un atto formale, un atto di ipocrisia, in qualche caso diventa addirittura una bestemmia; ma se la promessa si fa con il coinvolgimento coerente dell’intera persona  “finché vita non ci separi”, può addirittura avere una valenza tale che ci lascia guardare al futuro con una profonda speranza e una salutare fiducia nella vita.  La famiglia è una piccola palestra di educazione all’amore, al servizio,  e ciò ci abitua a guardare al futuro con fiducia;  a prendere consapevolezza dei propri limiti, per cui diventa necessario la collaborazione dei membri;  al dialogo senza la tentazione di prevaricazione. Se questo non accade o accade male ciò indica che la famiglia è in crisi.  Spesso si ha l’impressione che essa sia diventata un’area di parcheggio dove ognuno fa quello che vuole ma non ci si incontra mai per un dialogo costruttivo tra le parti per una possibile convergenza su determinati impegni per il futuro. La famiglia è comunità meravigliosa; ma è anche la più esposta ai tanti pericoli del consumismo, del perbenismo sociale e dell’apparire. In tal caso si coltivano le forme, si vorrebbe comprare l’affetto dei figli ma in questa maniera nessuno capisce quanto sia importante il senso del sacrifico, dell’abnegazione. La parabola del seminatore, infatti, insegna che bisogna cooperare alla semina del seme dell’amore, non aspettarsi solo i frutti del lavoro degli altri. In pratica occorrerebbe che la famiglia, nel suo insieme, diventi una piccola chiesa che testimoni la grandezza e la bellezza della vita; la grandezza e bellezza dell’opera creatrice di Dio. Perché la famiglia ritrovi la sua autentica dimensione, è necessario che la collettività e le istituzioni debellino i suoi possibili nemici come: la discriminazione sociale, la violenza, la povertà, la rassegnazione o altro. Questi ed altri nemici possono minare la famiglia al punto da farla sprofondare nella depravazione morale. Sul piano culturale, è necessario capire che la famiglia ha un ruolo e una dimensione sociale insostituibile; che la sessualità non è una cosa banale o peggio merce attraverso cui fare soldi, ma rappresenta forse la grande possibilità concessa da Dio all’uomo di continuare a creare vite nuove  e che il bene dei figli non coincide col benessere materiale ma coincide con la possibilità che i genitori hanno nell’infondere nei giovani la capacità di autostima, la capacità di diventare autonomi e forti di fronte ai problemi della vita; autonomi e decisi di fronte alla fede. Il matrimonio, per essere serio, non si può giustificare solo col desiderio. Questo, infatti, passa col volgere del tempo. Occorre che i partner sappiano costruire insieme un progetto di vita. Ma se i giovani arrivano impreparati al matrimonio, alle prime difficoltà la famiglia cede e ognuno guarda solo il proprio egoismo. Occorre che i partner sappiamo che le loro debolezze possono diventare una risorsa. Una coppia di persone perfette non avrebbero bisogno di stare insieme. Ma le fragilità di entrambi rendono possibile la comprensione, e, tanti atti di donazioni che risultano preziosi per compensarsi reciprocamente.  Il matrimonio non è un punto di arrivo ma solo un punto di partenza, per costruire un meraviglioso progetto di vita.