Il futuro si chiama Montagna

 

 

Convegno sul tema: Il futuro si chiama Montagna

 

SANT’ANGELO LE FR. – La sera del 28 settembre, nella pinacoteca comunale della cittadina, dedicata a Michele Cancro, si è svolta una interessante discussione sul futuro della Montagna. Il pretesto è nato dalla presentazione di un opuscolo di Gaetano Fierro dal titolo: Il Futuro si Chiama Montagna. Presenti Il sindaco della cittadina Michele Laurino, il Pittore Michele Cancro, il prof. Calabrese e l’autore Gaetano Fierro.  Numerosi i presenti nel “piccolo tempio della cultura”, come qualcuno ha voluto definire la pinacoteca che è stata ricavata dalla ristrutturazione di un’antica casa contadina che ospiterà, in modo permanente,  circa 243 dipinti di Cancro. Un ambiente semplice e familiare ma ricco di stimoli culturali per discutere di problemi impellenti che riguardano il futuro delle piccole comunità e delle aree montane. L’oggetto della discussione, la montagna. Ora i due terzi del territorio lucano è montuoso ed è gioco forza ritornare alla montagna in un prossimo futuro. Occorre, però, difenderla, perché esposta ad ogni forma di pericolo. Tutti sanno che c’è un vistoso calo demografico, per questa ragione, si spiegano le pluriclassi in diversi paesi lucani che si spopolano ogni giorno di più e di conseguenza tutti i tesori storico – culturali che essi custodiscono rischiano di svanire per sempre. Si parla tanto di turismo, ma questo discorso rischia di diventare solo retorica se, in un prossimo futuro, non ci sarà una inversione di tendenza. I nostri giovani anziché pensare di emigrare dovrebbero decidere di rimanere sul posto. La Montagna, infatti, ha bisogno innanzitutto di giovani che si attivino e di un progetto di sviluppo compatibile col territorio montano.  Occorrerebbero intanto interventi di somma urgenza come  la canalizzazione delle acque per evitare che, durante l’inverno, il terreno scivoli a valle, facendo così aumentare i movimenti franosi;  opere di contenimento e terrazzamenti; la pulizia dei tratturi e di progetti che rendano la Montagna non solo appetibile al turismo ma anche fonte di reddito:  la pastorizia, prodotti propri della montagna con centri di raccolta latte, di trasformazione e la messa a dimora di nuove piante i cui prodotti sono richiesti dal mercato. Le nostre montagne sono malate, i boschi abbandonati all’incuria e perciò più facile preda dei piromani che, tra l’altro incendiano, in modo doloso, per guadagnare qualche giornata lavorativa, come dimostrano recenti fatti di cronaca. “I fondi europei Feasr, periodo 2007/13, sono stati spesi in aree di per sé già forti per ragioni elettorali e sono state dimenticate le aree più depresse; in altre i parole, sono stati quasi del tutto dimenticati i 101 comuni su 130 della provincia di Potenza che si trovano al disotto dei cinquemila abitanti. Le comunità montane hanno fallito i loro interventi a favore dei territori montani perché condizionate e ostaggio di istituzioni più alte, come la regione. I prodotti della montagna non reggono alla concorrenza del mercato globale e, pertanto, gli operatori avrebbero bisogno di incentivi e sostegni economici per tutelare prodotti di nicchia. Se tutti fuggono i nostri borghi, cosa ne sarà del nostro territorio? Considerando la tendenza in atto, nel 2050  il nostro territorio sarà in buona parte disabitato, se è vero che ogni anno scompare un borgo di circa 2500 abitanti. Insomma è in atto un processo di desertificazione umana e, inevitabilmente, del territorio. La Basilicata gode di tante risorse, acqua, Petrolio,  spiagge, siti archeologici, tre parchi che, messi insieme, sarebbe il più grande parco d’Europa e questo, da solo, potrebbe dare posti di lavoro a circa 1500 giovani. Invece la Basilicata   è la regione più povera d’Italia ove si trova la più grande percentuale di disoccupazione giovanile; si trova la più grande riserva petrolifera d’Europa e il costo del carburante alla pompa è il più caro d’Italia. Produce un enorme quantità di ortaggi e frutta, ma non ci sono, in loco, industrie di trasformazione. Gode di spiagge meravigliose, ma queste vengono erose dal mare per mancanza di interventi. Allora bisogna ripensare un progetto che guardi al futuro e, soprattutto, che sia sottratto a calcoli elettoralistici. Bisogna che la politica diventi più umana e più a misura d’uomo e torni a guardare alla Montagna non come una realtà da fuggire ma come una risorsa da tutelare per offrire al turismo paesaggi curati, suggestioni uniche e prodotti tipici. Insomma che la Montagna torni ad essere motivo di ispirazione per poeti e pittori, come è stata per il passato. Bisogna che lo stato e le istituzioni tutte si liberino di un pregiudizio culturle che ci rende ancora più poveri: il sud è l’Africa, il sud è la mafia.

2 Ottobre 2017