Le tre grandi passioni che fanno la storia

 

Da tempo mi sono chiesto:  quali  sono le forze motrici che spingono l’uomo ad agire? Va subito detto che i modi di agire sono diversi e  infiniti,  diversi non solo tra uomo e uomo, ma anche in ogni singolo uomo  si ritrovano svariati  modi di agire che mutano nel tempo. Eppure mi par di capire che le leve che spingono l’uomo all’azione, in fondo, sono solo tre. Eccole: Il desiderio di immortalità, il sesso e il potere.  I tanti modi di agire altro non sono che variabili di questi tre motori di ricerca. Lo studio della storia, della geografia, e tutti gli studi che hanno più stretta relazione con l’antropologia mettono chiaramente in luce come l’uomo non si accontenti dei successi terreni, come le ricchezze e il potere, ma vuole qualcosa di più, l’immortalità. Se poi passiamo in rassegna le  teologie afferenti le diverse religioni, le tane  forme artistiche di tutte le epoche storiche, alla base c’è questo imprescindibile bisogno di immortalità. La sete di immortalità ci trascina, ci spinge alla ricerca, ci fa viaggiare continuamente con la mente senza mai trovare il porto dove approdare definitivamente. Noi esseri umani siamo dei mortali assetati di immortalità. Il sesso ci spinge a cercare l’altro, ci spinge ad avere simpatia o antipatia per gli altri. Il sesso è il grande desiderio della vita di affermarsi senza soccombere. La vita passa attraverso il sesso, la vita passa attraverso le sue creature.  Il sesso realizza l’unica eternità possibile: la continuità delle specie e l’eternità della materia nel suo eterno fluire. Tutto si trasforma, ma non meccanicamente, bensì alla luce dei geni  che le creature trasmettano attraverso la procreazione. L’altro motore che spinge l’uomo a scrivere la storia è la sete di potere. Diciamo che  l’uomo ha di fronte sé due possibilità:  Farsi Dio o credere in Dio. Bene il comportamento umano oscilla continuamente tra il credere in un essere superiore o  il sostituirsi a Lui, attraverso la ricerca del potere. Peccato però che il potere  non tutti riescono a raggiungerlo, perché se non ci fossero i vinti non ci sarebbero i vincitori.  Per questo, gli uomini si combattono, si rendono protagonisti di sanguinose guerre, sfruttano i più deboli, devastano la natura, mentre questa si ribella a sua volta. Ma anche questa sete di potere si esprime in svariate forme: nell’apparire, nelle ricchezze, in politica, nell’uso della forza, nel successo a tutti i costi, nell’ottenere tutto e subito senza sacrifici, nell’ostentare narcisismo o bravura di ogni genere. Ma mentre l’uomo cerca il potere, contemporaneamente  fa anche l’esperienza dello scacco matto, del fallimento. E questa esperienza la fanno soprattutto quelli che il potere lo hanno in qualche modo conseguito nei vari settori della società. Per questa ragione non sono grandi i grandi ma quelli che sono fragili e consapevoli di esserlo. Ci sono due possibilità: il potere o non l’ottieni oppure, avendolo ottenuto, prima o poi finisce e di esso rimane grande nostalgia e rimpianto. Queste tre forze innate  spingono l’uomo a scrivere la storia e a scriverla in un certo modo tra lacrime e gioia, tra guerra e pace, tra amore e odio, tra vita e morte. Che strano destino il nostro!… La nostra libertà ci inchioda alle nostre responsabilità.

13 novembre 2017