Il ruolo della continuità assistenziale per il territorio

 

 

 

 

 

 

 

 

Sant’Angelo le Fratte: Assemblea Pubblica sulla continuità assistenziale per il territorio. Particolarmente indignati i medici.

 

SANT’ANGELO LE FR. – Il giorno 31 gennaio, alle ore 18,00, nella sala polifunzionale, in via Cupa, è stata convocata un’assemblea pubblica sul tema particolarmente sentito e preoccupante: La continuità assistenziale per il territorio. Ad organizzarla i medici di guardia Dr. P. Di Benedetto e la d.ssa L. Romano, con la collaborazione dell’amministrazione comunale. Questa iniziativa si inserisce fra le tante svolte in regione volte alla sensibilizzazione delle coscienze, onde  evitare – così come è stato detto durante l’incontro – di minare i presidi sanitari sui territori.  Sono intervenuti il sindaco della cittadina, M. Laurino che “ha invitato le istituzioni a tagliare gli sprechi non sulle guardie mediche che svolgono un ruolo delicato e importante”; la d.ssa M.T. Bochicchio, della GGIL;  A. Guglielmi, della UIL; L. Pace,  sindacato autonomo FIA. Tutti e tre uniti nei pareri hanno fatto il punto sull’attuale situazione. Moderatore  il giornalista G. Laguardia. Presenti in sala tanti medici, cittadini preoccupati e le rappresentanze dei comuni della valle del Melandro e precisamente: di Satriano di L., di Brienza, di Savoia di L., di Tito.  Il problema dibattuto è  il tentativo, in atto, di revocare gli indennizzi a favore delle guardie mediche da parte della regione su richiesta di rendicontazione su somme date alle guardie mediche a partire dal 2002. Eccoli i compensi elargiti fino al mese di aprile 2017: indennità di rischio 0’50  euro per ora; incolumità, euro 4, per ora; 0,50 assistenza pediatrica, per ora. Il provvedimento sulle somme considerate come  indebitamente percepite e perciò se ne chiede la possibile restituzione, è stato disposto dal DGR 1037 nel maggio 2017 il cui effetto ha anche avuto effetto retroattivo al mese di aprile e poi riveduto e reso ancora più retroattivo fino a dieci anni, il mese di settembre scorso. In altre parole le guardie mediche dovrebbero restituire somme percepite che, per alcuni,. ammonterebbero fino a 60.000 euro. Anche medici morti sono coinvolti nel provvedimento. In Pratica alle guardie mediche si negherebbero i rimborsi per tutti gli spostamenti sul territorio per l’esercizio delle loro mansioni, per l’auto – incolumità, materiali di pronto intervento e verrebbe loro tolto il servizio notturno. In caso di necessità nelle ore notturne occorrerà rivolgersi solo al 118, se il provvedimento non subirà modifiche con un eventuale nuovo P.S.R. Piano Sanitario regionale. Ora se consideriamo l’orografia del territorio lucano, molti paesi avranno, in avvenire, difficoltà serie nel raggiungere gli ospedali, soprattutto di notte. Insomma secondo i relatori, sta venendo meno il diritto alla salute e il rispetto della dignità delle persone. Di qui, l’invito unanime ai sindaci di convocare una conferenza all’uopo, per fare pressione sull’ente regione, alla regione perché voglia  convocare una conferenza delle regioni visto che il problema lo vivono anche la Campania, l’Abruzzi e il Molise, e  all’ordine dei medici  di mobilitarsi, perché – come dice il medico base F. Doino di Bella, intervenuto all’assemblea,  “si sta cercando di smantellare la sanità a tutto danno della salute cittadini che, se il provvedimento sarà operativo – non potranno dormire sonni tranquilli e perciò agli stessi – il medico chiede – una mobilitazione generale”.  Insomma un’altra forma di tagli alla sanità che rientra nella grande somma di 30 miliardi tolti alla sanità nazionale, negli ultimi dieci anni. Ciò inevitabilmente comporta allungamenti estenuanti e pericolosi delle liste di attesa, la non assunzione del personale necessario per far fronte alle esigenze sanitarie nazionali, il taglio dei compensi forfettari per gli spostamenti e l’assistenza capillare sul territorio alle guardie mediche. Insomma un taglio lineare che mina la salute dei cittadini e impoverisce ulteriormente i territori. Sono in tanti, infatti, – cosi come dicono le statistiche – che, date le difficoltà, stanno rinunciando a curarsi.