Petrolio: ieri un sogno oggi un incubo

Il petrolio in Val D’Agri:  ieri un sogno, oggi un incubo.

Nel tardo pomeriggio del giorno 15 maggio, nella sala consiliare di Grumento Nova, il sindaco dell’omonima cittadina, Antonio Imperatrice e il primo cittadino di Viggiano Amedeo Cicala, hanno informato i cittadini sugli sviluppi circa la perdita di greggio verificatasi dalle due dei quattro serbatoi nel centro oli di Viggiano.  Tale perdita ha comportato la chiusura temporanea del Cova dal 15 aprile c.a.. Buona parte dei cittadini si augura che il centro oli venga chiuso per sempre, visto che il petrolio non ha portato alcun vantaggio al territorio lucano, anzi  avrebbe compromesso in modo irreversibile la salute e l’immagine della Val D’Agri. Presenti alla riunione tanti cittadini delusi dalle mancate concretizzazioni delle promesse di sviluppo che ci si aspettava nell’area dall’estrazione petrolifera. Tutti sanno che, dalla metà del mese di aprile, il Cova di Viggiano non è in attività, perché è stato acclarato, in modo ufficiale, che c’è stato un deflusso di greggio dalle due cisterne rotte e questo ha inquinato le falde acquifere anche attraverso la rete di tubi drenanti presenti nei terreni agricoli sottostanti. Il quantitativo di sversamento sarebbe  di circa quattrocento tonnellate. Secondo la versione Eni, questo sarebbe avvenuto nei soli limiti dell’area di Seveso del centro olio. I sindaci della valle, e ancor più i primi cittadini di Grumento e Viggiano, i cui territori risulterebbero fortemente compromessi già dal 2013,  in coro,  non concordano con l’Eni, perché essi sostengono che l’inquinamento coinvolgerebbe, invece,  un’area molto più estesa a sud e  ad est del Cova, secondo come esposto dall’elaborazione di una loro planimetria. E poi bisogna considerare che l’inquinamento delle falde acquifere scende a valle verso il fiume Agri e di qui nel lago Pertusillo e perciò, in fieri, l’inquinamento non può avere confini delimitati, per cui l’area di coinvolgimento del disastro ambientale non può essere circoscritto alla sola linea Seveso del centro oli. I sindaci chiedono a gran voce, – ed era ora che questo accadesse – che l’area di caratterizzazione fosse allargata anche ai terreni agricoli che trovansi a valle del Cova. Anche perché le sorgenti, già dal 2013, che si trovano a valle, hanno fatto registrare notevoli concentrazioni di sostanze oleose, manganese e metalli pesanti. Ciò rilevate da indagini fatte dalla stessa Arpab, ma sempre insabbiate. Avendo i primi cittadini dei due comuni dati ufficiali a disposizione, il giorno 5 maggio, hanno presentato alla procura della repubblica un esposto denuncia, chiedendo rimedi e risarcimenti danni. Secondo i sindaci, infatti, non si tratterebbe di soli 400 tonnellate di fuoriuscita dai due depositi di greggio  compromessi, perché costruiti su sabbia e senza doppi fondi, ma il fenomeno risulterebbe essere molto più grave di quello che appare. Di qui la decisione di monitorare con perforazioni ispettive e  posa  di piezometri in 175000 mq, contro i soli 6000 inquinati come  vorrebbe far credere l’Eni. I sindaci e i cittadini della Val d’Agri  si augurano che l’inquinamento abbia confini circoscritti, ma ci sono, però,  segnali inquietanti che fanno pensare al peggio, perciò essi sonno in rivolta e sostengono che tutta l’area sottostante abbia le falde acquifere inquinate e, se così non sarà,  di sicuro il futuro della valle risulta già essere  compromesso, perché le aziende chiudono, (anche perché alcune di queste sono state raggiunte da ordinanze da parte del comune di Grumento al non  utilizzo dei terreni). E poi “è altresì compromessa l’immagine del territorio e dei suoi prodotti” – come ha sostenuto sostiene il sindaco di Spinoso, presente all’incontro. Cicala ha sostenuto, durante la riunione, che “solo ora è stato possibile fare l’esposto denuncia, perché solo ora siamo in  possesso di dati certi resi pubblici e quindi ufficiali”  e poi ha continuato, manifestando grande indignazione e sconcerto:  “la regione è stata inadempiente, perché solo l’ente regionale avrebbe le risorse, le competenze  e l’obbligo  di vigilare sulla salute del territorio. Ma tutto questo non l’ha fatto “ – conclude Cicala. Insomma:   chi doveva vigilare o non ha visto o non ha voluto vedere. Il consigliere Lacorazza ha sostenuto che solo grazie al referendum ultimo sulle trivelle, l’articolo 38 è stato svuotato di forza operativa e  non si è potuto aumentare l’estrazione petrolifera in Val d’Agri, come prevista, e in tal caso dagli attuali 80 la produzione sarebbe passata a 150 barili al giorno; “altrimenti – sostiene Lacorazza – il livello di inquinamento sarebbe stato ancora più allarmante”. E poi  ancora il consigliere: “bisogna che nelle istituzioni e precisamente, quando si decide ai tavoli  dei ministeri del tesoro e dell’ambiente ci sia la vigile rappresentanza del  territorio, attraverso la voce autorevole dei primi cittadini”. E’ di buono auspicio che il sindaco Cicala sia stato ricevuto, il giorno 19 c.m. dal Ministro dell’ambiente Galletti. L’auspicio è che la politica cominci a farsi sentire e che le popolazioni locali si coalizzino contro i poteri forti, per evitare che ci schiaccino!…. Molti si chiedono: qual è il senso del progresso, se non sappiamo prevenire  la sicura e prevedibile desertificazione del territorio, fra venti anni , a causa dell’inquinamento? Il governatore Pittella, in visita in questi giorni al Cova, ha promesso che le estrazioni non partiranno se le indagini Ispra, arpab e Cnr non ci garantiranno sicuri margini di sicurezza.

 

Grumento Nova Maggio 2018