Esodo

Vanno via,

in punta di piede,

i figli di una  terra che si disse Lucania;

sentono di essere stati traditi;

sognano  un approdo incerto

i figli di una civiltà  antica,

abituata alla rassegnazione e alle lacrime.

Rimarranno incustodite le fiumare,

gli orti sottratti ai galantuomini

e i boschi  saranno sempre più  spogli

perché  devastati dai fumi del petrolio

che arricchisce sempre gli stessi.

Negli antichi santuari,

sempre meno  si canteranno giaculatorie;

sempre meno  vagiti

alimenteranno premure di mamme ,

e le  ninnananne si faranno più  rare.

Cresce il silenzio  nei suggestivi vicoli

che aspettano invano di  essere raccontati.

Vanno via,

perché stanchi di tendere la mano,

perché si è spento  il sussulto della speranza.

Vanno via,

E la storia di tanti eroici “cafoni”

cadrà,  lentamente,  nell’oblio,

perché  nessuno vuole che si racconti.

Vanno via,

e  le lapide rischieranno di  rimanere   disadorne,

perché incustodite e  devastate dalla furia del tempo.