PAURA PER LA CENTRALE A BIOMASSE – SANT’ANGELO LE FRATTE –

I CITTADINI TEMONO L’INQUINAMENTO NELL’AREA DI ISCA – PANTANELE

ASSEMBLEA PUBBLICA PER DISCUTERE DELL’ODORE DI BRUCIATO E DI UNA STRANA FULIGGINE

Tan Pellets International Lucania SRL

Assemblea su possibile inquinamento per la centrale a biomasse nell’area industriale di Isca Pantanelle

 

SANT’ANGELO LE FR. –  Nella tarda serata del giorno 17 c.m., nella sala cinema si è tenuto un acceso dibattito su un  possibile inquinamento provocato dalla Tan Perllets International Lucania, insediatasi nell’area industriale Isca – Pantanelle. L’azienda ha cominciato i lavori da pochi mesi e già sta seminando lamentele e allarme inquinamento nella collettività. Gremita la sala, segno che il problema è particolarmente sentito, dai  cittadini. Questi, sia pure con molto ritardo, sospettano che l’insediamento produca grave forme di inquinamento  e precisamente diffusione di polveri sottili del tipo PM 10 e 2.5. L’assemblea è stata voluta dai giovani del posto iscritti all’associazione Ehpa.   A disquisire il presidente regionale dell’associazione  G. Di Bello e la prof. Ssa P. Fidanza. In particolar modo i cittadini, che abitano intorno all’area industriale, sono allarmati del fatto che, in tutto l’arco della giornata, si sente un acre  odore di bruciato  e riscontrano fuliggine sulla biancheria stesa sui vari balconi e sulle macchine parcheggiate all’esterno. Per questa ragione, tutti sono costretti a vivere con i balconi chiusi. I fumi si spandono nella valle e coinvolgono direttamente anche il centro abitato di Sant’Angelo ad altezza d’uomo, ovviamente, a seconda delle inversioni termiche. L’azienda, all’origine, autorizzata all’opera, solo per la produzione di pellets, utilizzando legna del posto, si è fatta poi, in corso d’opera, autorizzare a poter  realizzare una centrale a Biomasse, e precisamente un Turbo Genatore Orc, per produrre energia sia per il proprio fabbisogno che per la messa in rete dell’esubero. Per ricavare energia si brucia ceppaia e i fumi acquistano un colore particolarmente intenso e di colore nerastro. Il fenomeno persiste sia di giorno che notte. In più, a vista d’occhio, l’area operativa dell’azienda non è protetta da barriere anti polveri tale da proteggere i ragazzi quando giocano nell’adiacente campo sportivo. Aggiungiamo che, tutta l’area è sprovvista di rilevatori h24, cosi come vorrebbero le norme in materia di prevenzione ambientale,  per capire il livello di inquinamento la cui tolleranza è ammissibile solo fino a 35 volte. Se rilievi di inquinamento si devono fare, occorre avere riferimenti di partenza e monitoraggi h24. Ad ogni modo, la gente è sul piede di guerra, perché non sopporta il cattivo odore, non solo nelle prossimità dell’opificio ma anche a distanza come, nelle contrade viciniori e nel centro abitato; in più, i cittadini si sentono abbandonati dalle istituzioni, perché, – essi sostengono – l’amministrazione comunale prima di dare la concessione edilizia, avrebbe dovuto coinvolgere i cittadini che sono stati, in questa vicenda, sempre all’oscuro. Va precisato, a titolo di cronaca, che a questo insediamento, sono state negate, in precedenza,  le concessioni edilizie dal comune di Sasso di Castalda e dal comune di  Tito. Un motivo ci doveva pure essere. Il presidente Ehpa, Di Bello, sostiene di aver fatto circa 60 rilievi nell’area, in momenti di assenza di traffico e di vento,  e i valori di Pm 10 e 2.5, ovvero diffusione di metalli pesanti nell’atmosfera, sono risultati fuori dai limiti consentiti. Ora la tutela della salute, dell’ambiente e precisamente dell’acqua e dell’aria non può avere colore politico e va considerato un bene primario sancito sia dalla UE che della regione Basilicata. Le istituzioni non possono lasciare soli i cittadini in preda alle paure e ai rischi eventuali. Per questa ragione, tutti i presenti, a furor di popolo,  autorizzano l’associazione Ehpa di adoperarsi per far partire tutte le denuncie di allarme e la richiesta di accertamenti, alle autorità competenti per  rendere esplicite  ed ufficiali i dati sulla molestia olfattiva, la dispersione dei fumi e delle ceneri ad altezza d’uomo, rilevare, eventualmente, anche l’inquinamento acustico. Da ultimo, tutti fanno rilevare che l’azienda avrebbe ottenuto circa quattordici milioni di euro di finanziamento pubblico, con una scarsa ricaduta  in termini occupazionali. Infatti sono stati assunti solo tre persone. Troppo pochi per così tanti fondi pubblici.

L’articolo è stato pubblicato su Il Quotidiano del Sud il giorno 24 Marzo 2019