L’ignoranza sfocia, spesso, in delirio di onnipotenza

La nostra società non è solamente liquida, come vuole Bauman: valori passeggeri che confinano con i non valori;  amori che si sciolgono come neve al sole; opinioni che cambiano nel giro di pochi minuti;  mancanza di identità e genericità dei comportamenti; scelte che si contraddicono nel volgere di una giornata, la politica che sfocia nella volgarità e in una forma di populismo volto al facile consenso,  tutto, insomma, all’insegna della fluidità; la nostra società soffre anche di una Grande Ignoranza, che  sfocia in una presunzione di sapere, tanto da raggiungere il delirio di onnipotenza. Si è passati – come dice Irene Tenagli nel suo libro La Grande Ignoranza, dall’uomo qualunque, quello che cambia faccia continuamente, al ministro qualunque; dall’uomo qualunque, al professore qualunque, al medico qualunque, al sindaco qualunque. Ma che genere di uomo è costui?  Costui è colui che dice e subito dopo disdice; colui che soffre di mania di grandezza e ciò che sembra amore per l’altro o per il paese altro non è che sete narcisistica di auto – celebrazione. Io non mi fiderei mai di un uomo così, perché i suoi si e i suoi no non sono attendibili; è pronto a negare tutto, quando vede in pericolo la la sua onnipotenza;  non si confronta, perché ha paura; ama parlare ma non confrontarsi; ama fare, in barba alle regole, perché egli è la regola; si vendica nel momento in cui sa che qualcuno possa essergli di pericolo, perché non condivide le sue idee o semplicemente è di intralcio; fa della cultura un abito occasionale; non riconosce mai il valore degli altri e, nei suoi commenti, usa il sarcasmo per esprimere le sue frustrazioni, le sue invidie , le sue gelosie, il suo malessere e i suoi disagi interiori. Insomma, tutto in funzione di sé. Un uomo così, se incarna un ruolo sociale o istituzionale, diventa davvero pericoloso, perché rende instabile e conflittuale tutta la comunità in cui vive. Unica consolazione: prima o poi il tiranno è destinato a perire!. Solo l’umiltà è figlia della vera cultura, quella che plasma prima se stesso e le coscienze, rendendole disponibili alla partecipazione critica; solo l’umiltà lascia il segno del nostro breve passaggio nella storia.