Fornace romana del 2° secolo d.c. in uno stato di abbandono e degrado

Sant’Angelo le Fratte: E’ ormai in un grave stato di degrado l’antica fornace romana  rinvenuta  nell’area di Isca Pantanelle

SANT’ANGELO LE FR. –   Versa ormai in uno stato  di degrado e grave fatiscenza un’antica fornace romana risalente al 2° secolo d.c., rinvenuta nell’area di Isca – Pantanelle. Il ritrovamento fu casuale, mentre si  stavano eseguendo dei lavori di sistemazione nella proprietà Giuzio, un’area antistante la sua abitazione in costruzione, nei pressi della strada a scorrimento veloce, Isca – Polla.  Questo accadeva   nel mese di giugno 2013. Subito è intervenuta la sovrintendenza, quindi l’interruzione dei lavori e l’indagine accurata sul sito. A partire dal 25 giugno 2013, si è pensato di esaminare l’opera, con tutti gli accorgimenti possibili, indi scoprirne l’importanza storica.  Infatti fu ispezionata la cavità interna, dove fu trovato trovato, tra l’altro, un preziosissimo anello d’oro,  resti di ceramica sigillata africana e una moneta in bronzo che sembra, al dire degli esperti, un asse raffigurante un’imperatrice che, per lo stile, potrebbe datarsi tra la seconda metà del secondo secolo e la prima metà del terzo secolo d.c.  Dopo accurate indagini, e, dopo averla liberata del tutto dal terreno e detriti circostanti, fu imbracata, riempita, al suo interno, di schiuma poliuretanica auto – propellente per evitare danneggiamenti a causa di un possibile schiacciamento dei materiali, rivestita di cemento all’esterno,  nel febbraio 2015, fu prelevata, da una possente autogrù  e portata nell’area di S. Nicola, a valle del paese, per essere oggetto di visitazioni e costituisse materiale di memoria storica.  Una realtà da 50 tonnellate, un reperto archeologico di epoca romana, particolarmente significativa, a testimonianza del fatto che, nell’area, vi sono stati numerosi e consistenti insediamenti romani, soprattutto in epoca imperiale. La fornace era di sicuro adibita alla cottura di coppi ed embrici e risultava essere a pianta quadrata, con un muretto assiale che conservava integra la camera di combustione, di metri 2.50 x 2.50, con  antistante un prefurnio. Fu trovata interrata e protetta da muretti esterni, per il mantenimento termico. Il piano forato, racchiuso entro i muri perimetrali della fornace, poggiava su otto archetti, quattro per lato, convergenti verso il muro centrale. Tutte le spese di imbracatura e trasferimento furono a carico del Giuzio,  proprietario del fondo, mentre a carico del comune le spese per la platea di cemento dove fu posizionata, con l’obiettivo di un  ipotetico box in plexiglass che avrebbe dovuto custodire il reperto dalle intemperie. L’intenzione, dunque,  era quella di dare adeguata protezione al reperto, sia per tutelarla sia per farlo diventare oggetto  di ricerche storiche. Ad oggi, a distanza di oltre cinque anni, il manufatto è ancora allo scoperto, assoggettato alle inclemenze atmosferiche e versa ormai in un grave stato di degrado. I cittadini, sconcertati per l’incuria, chiedono l’intervento del nucleo carabinieri per la tutela dei beni culturali. “Ciò che costituisce memoria storica non andrebbe dilapidato” – essi dicono. Fra l’altro si dovrebbe anche grande rispetto per la famiglia Guzio, per essersi sobbarcata a consistenti spese per la rimozione e il trasferimento del cimelio storico.

Febbraio 2020