Scatole di cera – 30 Marzo 2020 –

Megalopoli , magia di luci multicolori,

aggiogate da  ritmi frenetici,

ci hanno  ammaliati

sedotti con miraggi evanescenti,

all’insegna del piacere,

del successo e della vanità.  

Megalopoli, luoghi di benessere fittizio

che hanno  creato emarginazioni,

solitudini disperate,

luoghi di poteri oscuri,

 successi mai sicuri,

 facili  profitti,

 visibilità labili,

 per le quali,  ognuno ha  svenduto,

parte della propria anima.

Megalopoli, oggi deserte,

 avvolte in un silenzio spettrale,

dove tutti incontrano la fragilità e la paura

dove anche pregare diventa difficile.

Il  dio di sempre più non ci ascolta,

nelle strade del divertimento

dei facili guadagni,   del sangue,

della magia,  delle false sicurezze,

della scienza esatta e del fluido confort.

Nelle megalopoli, oggi, si contano bari

che diventano ceneri in terre  lontane

senza neppure l’illusione

di un ultimo abbraccio,

di un epigrafe che ne alimentasse  la memoria,

estrema consolazione  dei mortali,

prima di lasciare  questo  giardino terrestre

che abbiamo reso  inospitale deserto.

Megalopoli, scatole  di cera,

che si sciolgono, improvvisamente,

e compaiono i fantasmi di un recente passato,

piegandosi, impaurite,

di fronte ad una inaspettata tempesta.

Passa la  falcidia  di un nemico invisibile

che più non rispetta  ruoli e confini

a cui, noi automi,  eravamo tanto abituati.

Eppure non possiamo smettere di cantare

Il grande inno alla vita,

la sola che  trionfi nelle  traversie della storia;

 sperare che tutto passi;

sognare che tutto cambi

e  l’uomo torni alla sua umanità perduta

alle sue fragilità, senza deliri di onnipotenza.