“L’uomo aumentato, cervello diminuito”

 

 

 

 

Le foto sono state scattate da Vaccaro Lorena

 

“L’uomo aumentato, cervello diminuito” , Riflettendo sul pensiero di Benasayag.

 

Incontro con  M. Benasayag, il noto autore dell’”Epoca delle passioni deboli”

Nella mattinata del giorno 11 marzo 2017, M. Benasayag incontra  gli studenti delle classi 5 del liceo scientifico G. Galilei di Potenza. L’iniziativa è stata promossa dalla fondazione L. Sinisgalli in collaborazione con diverse scuole della provincia di Potenza.  Al tavolo della presidenza, oltre a Benasayag,   il prof. A. De Lisa, responsabile del dipartimento di Storia e Filosofia della scuola, il prof. G. Di Lillo, responsabile della gestione del PTOF, il dirigente scolastico C. Schiavo e il prof. R. Mazzeo. Il tema in discussione: “L’uomo aumentato, il cervello diminuito”. Attenta e particolarmente interattiva la partecipazione degli studenti che hanno seguito e posto interrogativi di carattere esistenziali al relatore. Benasayag si è dimostrato disponibile e con grande generosità ha dato risposte esaustive e partecipate. Benasayag è nato in Argentina. Qui ha studiato medicina ed ha contemporaneamente militato nella guerriglia guevarista.Per questa ragione,è stato arrestato tre volte durante la dittatura di Videla (1976/81); è stato torturato ed ha passato diversi anni in prigione. Grazie alla sua doppia nazionalità franco – argentina, ha potuto beneficiare della liberazione con l’obbligo di espatrio, approdando così in Francia, paese originario della madre. Oggi vive a Parigi, dove si occupa di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ecco, in sintesi,  alcune riflessioni che si possono fare sulla lezione e gli interventi fatti.

Il mondo è pieno di soggetti, ma l’uomo diventa  sempre meno soggetto, perché sempre più violentato dalle tecnologie; il suo cervello si assottiglia sempre di più, perché sempre meno protagonista delle sue azioni e delle sue presunte scelte.

L’uomo può vivere come singolo o come soggetto:

Il soggetto sente, pensa e agisce;  sente che il suo dovere è un dono gratuito; ripensa alla ri –territorialità della sua azione; sacrifica parte di sé per evitare che il sistema imploda; sa che vincere o perdere non è importante, perché ciò che conta è la qualità dell’agire; vive la vita come conflitto da superare continuamente; dona agli altri la vita e non la morte. Oggi siamo arrivati al punto che pretendiamo di comprare la vita. Esempio: anziché i figli farli venire al mondo li facciamo venire in mezzo al mondo, comprandoli;

L’individuo fugge da se stesso, rincorre l’utile a qualunque costo, non gli interessa la libertà ma il conformismo,  non gli interessa l’altro ma  il suo personale successo; considera l’altro come risorsa, non come persona; vive l’autismo sociale perché si sente esclusivo e indispensabile.

All’uomo contemporaneo, il futuro fa paura, si proibisce di sognarlo, perché ha perso la fiducia nelle promesse fatte dalla scienza, quale quella di dominare il mondo, e finisce col vivere il mero presente; se non trova quel che desidera si riduce a desiderare quello che trova, più che al tempo lineare, pensa di vivere la dimensione del tempo come circolarità.

Oggi si fa apologia delle voglie piuttosto che l’apologia del desiderio. L’anima, diceva già Platone nel Fedro, nel   mito della biga alata, ha una triplice dimensione, essa e si razionalità (auriga) ma è anche desiderio e concupiscenza (rispettivamente cavallo bianco e cavallo nero). Dunque non possiamo ridurre l’azione umana a semplice razionalità ma neanche a sole voglie dettate dalle circostanze e volubili come gli istanti:

Oggi si assiste alla prevalenza della logica aziendale: la dipendenza, l’automazione e la didattica vengono intese prevalentemente come sviluppo di competenze; ma le competenze sono liquide come la società ed è facile che i competenti di oggi diventino incompetenti nel volgere di poco tempo; La conseguenza più immediata di questo modo di pensare è che l’altro venga considerato solo come risorsa e, quando risorsa non sarà, verrà scartato.

Occorre decostruire la superba,  deludente e globale pretesa del “Tutto e subito” nei giovani ed evitare l’inutile dramma di Sisifo nell’azione didattica; ciò può essere possibile solo attraverso un’azione di consapevolezza dei propri limiti e della necessità del dono gratuito che può essere considerato alla base di tutti i cambiamenti storici.

Lo scientismo mette l’uomo sempre più di fronte al relativismo conoscitivo e di fronte alla sua impotenza; tramonta il sogno baconiano e positivistico di dominare il mondo e l’uomo diventa così preda di inquietudini; domanda: a quale sentimento bisogna concedersi, all’ottimismo o al pessimismo?  Nessuno dei due sentimenti ci offre possibilità di salvezza. Solo l’agire con una rinnovata carica emotiva ci potrebbe spingere a ritrovare la nostra umanità perduta. Solo l’angoscia ci testimonia che stiamo vivendo

L’uomo ha bisogno di comunicare, ma l’uomo di oggi ha scelto o meglio è stato costretto a scegliere i social e ne vengono fuori rapporti rapidi e volatili. Fondamentalmente a dispetto del bisogno di comunicare, l’uomo di oggi rimane solo con se stesso e vittima dei social.  Forse, apostrofando il vangelo, occorrerebbe dire ad alta voce: non di soli social vive l’uomo.

Stiamo andando verso il nulla, il nulla che ci annulla: la cultura dei proclami, della finzioni, della prevaricazione, insomma siamo nell’era della  post cultura, o meglio l’era in cui la verità non conta ma trionfa la bugia; questa però non costruisce nessuna felicità.

12 Marzo 2017