Le parole possono trasmettere serenità, ma possono anche uccidere.

Le parole sono strumenti importanti, attraverso le quali, comunichiamo i nostri sentimenti, i nostri sogni, i nostri affetti, i nostri pensieri, la nostra gioia di vivere, i nostri dubbi, insomma la nostra umanità. Esse arrivano dal cuore e vengono inondate di sentimenti e toccano inevitabilmente il cuore degli altri. Non esistono parole dette a caso a cui noi non diamo un significato o che lascino gli altri indifferenti. Le parole non sono mai asettiche. Esse rincuorano, danno serenità alle persone che amiamo, sollecitano gli uomini alla speranza, ma sono anche potenti mezzi di morte, per cui spesso seminano volutamente gelosie, invidie e odio. Esse possono spegnere l’entusiasmo, l’autostima delle persone che frequentiamo. Esse possono manifestare le nostre frustrazioni che, puntualmente, vediamo riflesse negli altri. A volte, le usiamo come mezzo di vendetta, o per mettere in cattiva luce quelli che ci sono antipatici. Spesso, basta una mezza parola, un sorriso ironico o sarcastico, per annientare la persona che si vuole colpire o emarginare.  Quando sono in tanti ad usarle cosi, l’ambiente che frequentiamo diventa pesante e l’aria diventa irrespirabile. In tal caso, le persone possono solo essere divise in due gruppi: i simpatici e gli antipatici, i raccomandati e i non raccomandati, i fortunati e gli sfortunati. Domande: a che cosa può servire tutto questo? Dove va a finire la ricchezza delle risorse umane, morali e culturali di cui ognuno di noi è portatore? Chi può mai dire di essere esclusivo? Chi può mai dire di non aver bisogno proprio di quella persona che il giorno prima ha dileggiato? Ancora: le parole possono essere vuote, e, talvolta, le pronunciamo come importanti,  sappiamo, però,  che sono  riempitive, e le vomitiamo al solo scopo di emergere, o meglio, illudersi di emergere; esse possono essere gridate, seminando odio e vendetta; possono essere affilate come lame e uccidere l’entusiasmo di chi ci sta vicino. Le parole, questo potente mezzo nelle mani dell’uomo, vanno gestite con responsabilità, perché esse, nel bene come nel male, producono sempre qualche effetto in chi ci ascolta. Per queste ragioni, forse, tacere è molto più saggio che parlare, soprattutto quando le parole hanno sinistre intenzioni.

 

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