La libertà si fonda sul tempo come durata (H. Bergson)

S. Agostino riteneva che il tempo non esiste se non nell’anima. Esso non può avere una consistenza oggettiva, ma può solo essere considerato come presenza nella memoria e precisamente come presenza del passato, presenza del presente e presenza del futuro. Il passato lo ricordiamo, rendendolo presente; il futuro lo immaginiamo e, rendendolo presente, ci proiettiamo in esso con i nostri progetti; il presente, nel momento in cui lo pronunciamo, già diventa passato e, pertanto, può essere salvato solo dalla nostra memoria. Per Bergson, il tempo può e deve essere considerato in due modi diversi: il tempo come durata e il tempo come spazializzato. Gli istanti del tempo come spazializzato sono tutti omogenei sempre identici a se stessi e reversibili, quindi oggetti possibili di attività laboratoriali, adatti solo per la ricerca scientifica, perché questa cristallizza gli istanti e li considera nella loro rigidità, proprio come le perle di una collana che giacciono l’una accanto all’altra senza interagire. Ma gli istanti della coscienza sono tutti diversi e mai identici, per niente omogenei e perciò irreversibili. Solo su questi si fonda la libertà, perché questa è ricerca continua e spasmodica di atti liberi, vivendo istanti sempre diversi. Gli istanti della coscienza si trovano tutti nella nostra memoria e questi interagiscono continuamente con gli istanti della nostra futura esperienza percettiva. Il risultato? I nostri vissuti sono diversi l’uno dall’altro, e, di fronte alle stesse esperienze, noi reagiamo in modo diverso, tanto che spesso noi non ci riconosciamo o ci meravigliamo delle nostre stesse reazioni. La coscienza, perciò, non sarà mai identica a se stesso, ma  continuamente aperta alle esperienze e ai vissuti sempre nuovi, in una sorta di evoluzione creatrice. Non c’è determinismo causalistico né determinismo finalistico nel pensiero di Begson, perché il frutto sempre nuovo dell’evoluzione è imprevedibile. Bergson, inoltre, cerca di vincere il dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa, in quanto la materia è indispensabile alla memoria, come la memoria risulta essere indispensabile alla materia. La vita si presenta come l’esplosione di una granata. Il risultato qual è?  Una forza viva in continua esplosione evolutiva, dove la materia fa da resistenza alla forza in espansione. I frammenti, risultati dell’esplosione, sono, a loro volta, altri centri di forza viva pronti ad esplodere. In questo élan vital, l’evoluzione trova la sua consapevolezza nell’uomo la cui natura risulta essere fatta di: memoria, ricordo e percezione; istinto, intelligenza e intuizione. Nella coscienza, che si può rappresentare con la metafora del gomitolo, crescono e interagiscono gli istanti. Insomma, cresce continuamente il gomitolo. Essa si sente condizionata dalle percezioni che provengono dall’esterno, ma reagisce con i suoi vissuti conservati nella memoria, per cui di fronte alle tante esperienze, di fronte alle tante possibilità, possiamo sempre scegliere ciò  che meglio si addice ai nostri gusti, alle nostre esigenze. Della memoria non abbiamo sempre consapevolezza e ricordo, ma tutti gli istanti della nostra vita sono di fatto conservati in essa e, all’occorrenza, diventano operativi. La coscienza, dunque, non è mai identica a se stessa, ma sempre diversa, aperta ad un futuro creativo ed esplosivo. L’uomo gode di istinti con i quali costruisce e modifica gli strumenti organici, mentre con l’intelligenza crea e modifica gli strumenti artificiali. Gli istinti sono inconsapevoli, cercano le cose e si presentano rigidi, ripetitivi, essi inducono all’abitudine; l’intelligenza, invece, cerca la relazione fra le cose; essa, perciò, è creativa. L’intuizione, intanto, è  consapevolezza, è l’istinto divenuto disinteressato, cosciente di sé, capace di riflettere sul proprio oggetto e di ampliarlo indefinitamente. Chi è, dunque, capace di cogliere il fiume della vita? Naturalmente l’intuizione. L’intelligenza spezza il fluire della vita e lo cristallizza; l’intuizione diventa l’organo della metafisica: la scienza analizza, la metafisica intuisce e ci fa entrare così a contatto diretto con le cose e con l’essenza stessa della vita che è fatta di durata.

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