15 La guerra senza eroi 18

 

Estratto della Guerra senza Eroi 15-18

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Il giorno 26 maggio, ore 18,00, nell’aula magna del liceo scientifico G. Galilei di Potenza, in occasione del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, è andato in scena lo spettacolo teatrale sulla 1° grande guerra dal titolo “15 La guerra senza eroi 18”. Le vicende raccontate prendono spunto dal libro pubblicato nel settembre 2014 di Aldo Cazzullo: La guerra dei nostri nonni. Le coreografie sono state curate da Maria Astorino; curatore dei canti Vitale Mattera; i testi sono stati scritti da G. Ungaretti, Trilussa, R. Benigni, V. Cerami e da A. Monaco; la logistica e la cura dei costumi sono stati affidati a Grazia Leoci, audio e luci a Wave Service; la grafica è stata curata Da Martina Trivigno e il Laboratorio di grafica della scuola. Aiuto alla regia: Virginia Manno e Simone Parisi. La scenografia è stata realizzata da Michele Aicale, Mariarosaria Pagano, Gerardina Riviello, Elisabetta Ponticelli, Giulia Pavese; la regia di Antonio Monaco. A giudicare dalle ripetute ovazioni, durante e dopo la manifestazione, lo spettacolo sembra abbia riscosso simpatia e alto indice di gradimento. Da commenti in ordine sparso, sembra che diverse persone in platea si siano anche commosse, segno del buon livello di preparazione e la sicurezza emotiva manifestata dai ragazzi durante l’azione scenica. All’iniziativa vi hanno aderito 34 studenti che si sono rivelati sicuri e particolarmente motivati nella recitazione, nell’esecuzione dei canti, nell’uso degli strumenti musicali e anche nella realizzazione della scenografia. Lo spettacolo ha proposto tre quadri: la fucilazione di un presunto codardo, in seguito ad un atto di insubordinazione verificatosi in un immaginario reggimento – in verità è stato fucilato un innocente solo perché estratto a sorte col bussolotto; la vita in trincea, fatta di movimenti difficili all’insegna della paura, di fango, di morte ma fatta anche di momenti di attesa e di saltuaria allegria; l’ultimo quadro presenta gli effetti devastanti della guerra, soprattutto tra i contadini del sud che si aspettavano le terre che non arriveranno, poi malati di mente che si portano per il resto della vita il peso devastante della guerra e infine la testimonianza di una donna che è stata privata del proprio bambino solo perché concepito con un atto di violenza subita da un soldato nemico  e  ancora donne a cui sono morti i propri cari che, però,  si rimboccano le maniche per ricominciare a vivere e a sognare il futuro. Anche se drammatici i temi sono stati trattati con molta delicatezza – così il commento di alcuni docenti. Particolarmente significativa le perfomance  del colonnello cinico e insensibile, interpretato da Maletesta Antonio; il malato di mente che, a guerra finita, continua a contare i morti in una trincea che non esiste più, interpretto da Antonio Rosucci; la crocerossina a cui è stato strappato il bambino, perché figlio di padre nemico – intensa la delicatezza espressiva nei confronti di un bambino che è presente solo nella sua fantasia, espressa da Virginia Manno; incisiva l’interpretazione di Simona Mancusi nelle vesti di una donna che, pur essendo indignata dall’esperienza di guerra, non perde la voglia di ricominciare a costruire il futuro. A sorpresa compare sulla scena, quasi fosse un personaggio pirandelliano, Gavrilo Pricip, che pur sapendo di aver commesso un terribile delitto a Serajevo, rivela che il suo gesto non è stato la causa vera della guerra, ma altri interessi avevano preparato l’evento, si aspettava solo il pretesto scatenante. Significative le coreografie di Gesualdi e Santarsiero: parte il marito per la guerra, la donna ne è profondamente addolorata, ma quando il suo caro ritorna dalla guerra, è festa grande e si ricompone la famiglia sulle note della Vita è Bella di Benigni. Il testo che ha suscitato maggiore interesse ed emozione, la ninna nanna di Trilussa, cantata a cappello dalla melodica ed espressiva voce di E. Lacapra.

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