Il mito di Calipso ovvero la scelta di Ulisse

Continuamente tesi tra l’inesorabilità del tempo che passa e il grande bisogno di immortalità, noi mortali siamo a caccia di eternità. Prigionieri in un’isola incantevole ma circoscritta dal mare, siamo continuamente protesi verso il continente. Ogni tentativo di percorrere il mare a nuoto si risolve in un naufragio. Tutto sembra assurdo, lo sforzo umano sembra inutile e ripetitivo, come quello di Sisifo. La nostra vita è cosparsa di fallimenti più o meno diffusi. Il coraggio di riprendersi e non arrendersi ci rende grandi. In noi, che viviamo la tridimensionalità del tempo, il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro, bolle un’ansia di eternità. Viviamo e agiamo come se fossimo eterni, ma delle nostre costruzioni, delle nostre passioni non rimangono che polvere. Le dune cambiano volto ma sono eternamente fatte di sabbia. La sola che sfida i secoli, l’unica cosa eterna, che io sappia, è la sabbia non le forme delle dune. Il mito ci racconta che Calipso abbia proposto ad Ulisse l’immortalità, proprio come gli dei dell’Olimpo, alla sola condizione di rimanere con lei in un eterno amplesso di piaceri. In Ulisse però prevalgono gli affetti familiari, l’amore per la patria, il rischio del mare. Rinuncia all’eternità e alla rigidità del tempo e preferisce la mortalità, il rischio , il naufragio, il mondo delle emozioni che sono strettamente legate al ricordo del passato, al vissuto del presente e al sogno del futuro.

 

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