“Sono libero, quando accetto gli altri come sono e non come vorrei che fossero.”

 

La libertà è una continua conquista interiore prima ancora di essere una condizione sociale e civile. Tutti gridano alla libertà, ma molto spesso nessuno la vuole, perché essa ci impone dei doveri, delle responsabilità e delle rinunce che mortificano sempre il nostro egoismo, il nostro narcisismo e il nostro innato spirito di prevaricazione e autodifesa. Siamo pronti a scovare i difetti altrui, li amplifichiamo anche fossero dettagli, puntiamo contro il dito, li giudichiamo e li condanniamo. Godiamo della vittoria di Pirro. E poi?!….E  nostri difetti?… già i nostri li collochiamo post tergum, per non vederli. Perché?…Perché non vogliamo vederli, per non sentirci mortificati, per non avvilire la nostra immagine davanti al tribunale dell’opinione pubblica.  In queste condizioni interiori, possiamo dire di essere liberi? Io penso di no. Il cristianesimo, la filosofia laica di Hegel ci invitano al perdono, unica condizione per una sintesi creatrice; unica condizione per  abbattere l’alterità. Ciò implica una grande forza interiore che solo gli uomini che sanno dominare se stessi possono esprimere. Se io accetto gli altri così come vorrei che fossero, in realtà, non accetto gli altri, ma vorrei imporre me stesso agli altri; modellarli sui miei gusti, sulle mie scelte e sulle mie convenienze; adeguarli ai miei giudizi. Già, ma gli altri non ci stanno, ergo si ribellano. Più mi ostino, più gli altri mi rifiutano; più mi ostino più altri mi odiano; più mi ostino, più gli altri mi relegano alla solitudine . In queste condizioni, posso dire di sentirmi libero?

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