Lettera al sindaco Laurino su Caramuel 18 Luglio 2015

A proposito dei murales realizzati su G. L. Caramuel

 

Sant’Angelo le Fratte – Gentilissimo sindaco, immaginando che la presente ti meraviglierà,  mi permetto di spiegarti innanzitutto le ragioni di questa missiva. Di fronte a una lettera immagino troverai cinque minuti per leggere e capire, e forse, se vuoi, anche dare una risposta. Il rapporto con te è fatto solo di si si!… no…, no!…, perciò ho ritenuto che sia stato meglio scrivere. E poi come dicevano i latini: scripta manent, verba volant, le cose scritte rimangono, le parole volano e possono sempre essere contraddette. Non si dica poi: nessuno ha voluto collaborare!….Nessuno ha detto niente!…Io apprezzo l’idea del progetto sui murales e apprezzo anche l’impegno dell’amministrazione di volerli continuare a fare. Ma penso che sarebbe giunto il momento di migliorali e renderli più capaci di leggere la storia del proprio territorio.  Veniamo al dunque. A me non piace la piega che stanno prendendo i murales su Caramuel. Preciso, a scanso di equivoci, che sono d’accordo che questo personaggio vada riscoperto e conosciuto, ma occorre un metodo nuovo e, soprattutto, penso che non si possano fare murales su vecchi luoghi comuni senza fare un significativo sforzo di ricerca. Nulla da dire sui pittori e sulle loro capacità. In altre parole, Caramuel è un personaggio culturale che ha scritto 77 opere, ha girato quasi tutta l’L’Europa, ha partecipato al trattato di pace di Westfalia nel 1648 a conclusione della guerra dei 30 anni, in cui fu coinvolto indirettamente anche i regno di Napoli, e per questo fummo sottoposti, per sostenere le spese di guerra, a una dura pressione fiscale da parte degli Spagnoli; è stato contestato da Pascal, per la sua contrapposizione al Giansenismo; ha conosciuto Galilei di cui non condivise l’idea che la natura fosse stata scritta con un linguaggio matematico; Ha intrattenuto rapporti epistolari con Cartesio e altri eminenti studiosi del tempo; ha contribuito notevolmente, con la sua filosofia probabilistica, alla conservazione della Baviera al credo della chiesa cattolica; si  è interessato di ingegneria militare, quando fu a Praga, guidando, tra l’altro, un battaglione di ecclesiastici  a difesa della fortezza di Frankenthal  contro i protestanti, nel 1644; ha elaborato i primi rudimenti del sistema binario, in quanto cultore di matematica;  si è interessato di architettura, si pensa che l’idea e il progetto del colonnato di San Pietro siano statati suoi e poi soffiati dal Bernini; si è interessato di musica, considerando il suo linguaggio avere un carattere universale, visto che l’uomo, secondo il teologo, è un “essere discorsivo” il cui linguaggio derivi direttamente da Dio.  Nominato vescovo da papa Alessandro VII, venne mandato in punizione, per le sue idee soprattutto sulla morale, nella diocesi di Satriano e Campagna, nel 1657. Quando arrivò da noi trovò il territorio e la popolazione devastati, perché l’anno precedente si era diffusa la peste che aveva dimezzato la popolazione: persone menomate, alcuni ancora col contagio e poi tanta miseria. Per queste ragioni, quando il vescovo parla di Sant’Angelo nelle sue relazioni Ad Limina, lo descrive come un paese arretrato, le sue strade tutte infangate e gli abitanti  dediti all’agricoltura con modestissimi profitti, quindi con un’economia  al limite della sussistenza. Le donne si recano con i mariti nei campi, si vive numerosi in umili tuguri, i bambini dormono nello stesso letto o sulle casse, nello stesso ambiente si convive con animali….  Qui non esistono medici e neppure farmacie. Per curarsi o ci si rivolge ai guaritori oppure bisogna attraversare vie scoscese di montagna per raggiungere Caggiano a dorso d’asino o muli (quella più battuta era la via vicinale di Gelsi in Croce – Vetraursa). A Sant’angelo, il vescovo trova un clero povero che per sopravvivere deve zappare la terra e uno stuolo di chierici quasi analfabeti, appartenenti alle diverse famiglie di galantuomini del posto, attenti a riscuotere e a contendersi il fitto dei beni  della chiesa; trova baroni di nuova generazione  riottosi che cercano di sottrarre alla chiesa il territorio di Castellaro – Perolla e, con questi, il vescovo è costretto a lottare per conservare i diritti sui beni della chiesa, come accade contro il conte Pietro Laviano di Salvia, nel 1663; in seguito alla rivolta di Masaniello del 1647, trova pastori irriverenti che pascolano abusivamente sui beni della chiesa senza il necessario consenso e  senza pagare le decime. Caramuel fu un uomo di straordinaria cultura che però fu costretto a convivere con queste realtà locali. Ecco il dramma di un uomo che certo avrebbe voluto essere altrove. In questo contesto ebbe la forza di edificare una stamperia, nell’abitato di Sant’Angelo, facendo venire dalla Germania i più moderni congegni di stamperia, (non quelle fantomatiche del recente murale). Per profonda convinzione morale, riteneva che quando il penitente gli si trovava in ginocchio per confessarsi, gli si doveva l’assoluzione. Era ferrea regola, nel tempo, perché imposta dalla controriforma (Concilio di Trento), di non assolvere i peccati ai penitenti, o non amministrare i sacramenti, alle persone non ritenute degne. Scomunicare conti e università. Egli adottava uno stile diverso ed un approccio con i fedeli aperto e possibilista  e questo atteggiamento certo non collimava con le consuetudini del tempo. Tantissime altre cose si potrebbero scrivere su Caramuel, ma già queste basterebbero per dare alle pitture contenuti e spunti nuovi, onde realizzare soggetti più originali e significativi, quindi guardare con occhio diverso il nostro vescovo che, per lunghi periodi di tempo, rimase a Sant’Angelo, come suo domicilio. In tal caso, secondo il mio modesto punto di vista, i murales diventerebbero non solo puro arredo urbano, ma anche e soprattutto, potrebbero alimentare, in futuro, spunti di riflessione  e diventare oggetto di ricerca ulteriore.

 

Concludendo: Perché ti ho scritto? Tu pensi che io sia presuntuoso!….. Pensa quello che ti pare!… Io invece ti dico che si può, anzi si deve fare di meglio!….. Come dire all’uomo intelligente poche parole!…..

Distinti saluti!

 

 

Libri consultati per queste brevi riflessioni:

 

Antonio Cestaro: J. Caramuel, vescovo di Satriano e Campagna

Gabriele De Rosa: La vita religiosa nel 600 nel regno di Napoli

Dino Pastine: Caramuel, nel suo tempo.

 

Alla lettera non è mai stata data risposta!…..

Il dialogo non appartiene alla cultura dei nostri ambienti.

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