Il confine tra la nuda materia umana e la coscienza

Il sentimento del pudore può segnare  quel labile confine tra la nuda materia e la coscienza.  – M. Scheler –

Se il pudore viene meno, violentare o uccidere una persona diventa un gioco volto alla ricerca di emozioni che mi tirino fuori dalla noia.

 

Il confine che separa la pura materia umana dalla coscienza è costituito dal labile filo del pudore. Il labile filo inibitore che ci aiuta a mantenere l’equilibrio tra ciò che si deve e ciò che non si deve fare. Se questo scompare, per un  atto di debolezza o perché deviati da droghe,  alcool o altro, dell’uomo non rimane che la pura materia o, se vogliamo, la pura animalità. Cessato il pudore finisce il confine tra le intenzionalità della coscienza e la pura materia. L’altro, in tal caso, mi diventa un oggetto, da utilizzare, violentare, uccidere. Allora posso fare degli altri quello che credo, per vedere l’effetto che fa. Ha suscitato indignazione e clamore l’omicidio messo a segno da Manuel ….. e Marco ….. ai danni di Luca …..,  a Roma, il giorno 7 marzo 2016. Imbottiti di droghe e alcool, Manuel e Marco hanno ucciso a “coltellate e martellate”, l’ignaro Luca: la vittima designata, la vittima sacrificale. Il motivo?  “Volevamo vedere che effetto faceva”. Ma come si può arrivare a tanto? Com’è possibile che giovani di famiglie perbene possano commettere un crimine così insensato? Questo delitto non è che il sintomo di un mondo malato, senza regole e senza valori; un mondo in cui l’altro mi è “straniero” (A. Camus). Abbiamo voluto smantellare i vecchi valori: quelli della famiglia, quelli religiosi, quelli del dovere civico, quelli dell’amicizia, in nome della libertà . Ci siamo trovati in un mondo vuoto dove non si sa in che cosa credere, quali modelli imitare; senza capire cosa è virtuoso e cosa non lo sia. Abbiamo cioè elaborato la cultura della non cultura, la cultura della negazione e dell’esasperato relativismo. Sono rimasti in piedi furiosi i richiami del sesso, del successo e della cura dell’immagine di sé. E chi non riesce a sfondare sulla strada del successo? E chi non si accetta per come è?…Si sente escluso e insignificante, un numero nella grande massa di uomini che non comunicano; ciascuno chiuso nel proprio mondo tecnologico a confezionare SMS ma senza saper incontrare l’altro, in carne ed ossa. Noi non sappiamo più comunicare, perché le nostre parole ci escono malate e in ognuna di esse si nasconde cinico il nostro egoismo. Per uscire dall’anonimato, per essere al centro dell’attenzione degli altri, devo, per forze di cose, commettere qualcosa di eclatante per fare notizia e, se me ne viene voglia, anche uccidere. In questa maniera, tutti parleranno di me e, per una volta, nella vita, sono al centro della scena. Tutto ciò è banale, ma io lo ritengo drammaticamente e banalmente vero…..Del resto il male non ha radici, – come sostiene anche H. Arendt – non si nutre di scelte, non si annida in uomini che decidono, ma in persone che si lasciano andare; in persone che vivono una vita banale; in quegli uomini che non vivono ma si lasciano vivere dalla massa, dal conformismo e dalle consuetudini; che si lasciano consumare dalla noia.

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