L’uomo è un mostro incomprensibile – Pascal –

L’uomo è un mostro incomprensibile – Pascal –

 

L’uomo è un mostro incomprensibile, difficile da definire. Ama e odia al tempo stesso; vuole essere eterno, ma sa di dover morire; soffre ma si nasconde alla sofferenza, fuggendola; si illude di essere grande e, ogni giorno, fa l’esperienza dello scacco matto; prova a credere in Dio, quando ne sente il bisogno e, altre volte, si fa Dio, combinando disastrose tragedie; prova ad essere felice, immergendosi nelle emozioni del mondo, ma poi ne avverte la vacuità come il futuro dottor Faust di Goethe. L’uomo è dunque  un paradosso, una contraddizione continua. Strutturalmente, di fronte a dio, è un nulla, di fronte al mondo è una creatura straordinaria, perché, fra tutte, è l’unica che sia capace di ragionare e “capire di capire”. Egli non vive nel presente, ma sempre proiettato nel futuro, in continua ricerca di cose nuove, emozioni nuove ed esperienze nuove. Si potrebbe dire che egli non cerca le cose ma “cerca la ricerca delle cose” per evadere dal presente e fuggire da se stessi. Egli ha paura della morte e, sapendo di dovere morire, cerca l’esperienza dello stordimento, divertissement; egli cerca la felicità, la cerca in tutti i modi, spesso smarrendosi nel benessere, nei piaceri, nella gloria, a volte, anche cercando il suicidio, eppure non la trova; cerca Dio e la fede, ma mai potrà dimostrare in modo razionale che Dio esiste e, ironia della sorte, non può neppure dimostrare che dio non esiste; Si disperde in mille preoccupazioni, in mille ricerche, pur di trovare la gloria e la visibilità, ma il tempo spazza via tutto e ciò che sembra conquista diventa prigionia o fuoco di paglia; egli vorrebbe essere eterno ma sa di dover morire. Un’eterna inquietudine lo attraversa e avverte dentro di sé il male del desiderio, eppure non trova posto ove placare lo spirito. Che cosa dunque rimane all’uomo?. Le illusioni? La rassegnazione? O peggio la noia del vivere ripetitivo quotidiano? Niente di tutto questo. Si può dire che la sua fragilità è la sua stessa grandezza. La sua fragilità, se consapevole, ti apre agli altri e gli altri, è probabile, si aprono a te; la nostra fragilità ci  fa sentire il bisogno di Dio e della sua grande misericordia. Non sono dunque grandi gli uomini che ostentano grandezza ma sono grandi coloro i quali ammettono la loro miseria e sanno perdonare.

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