Disaffezione alla politica

Le elezioni comunali del 5 giugno 2016 confermano ancora una volta come ci sia grande disaffezione alla politica. Nei nostri comuni, un tempo, c’era, durante le elezioni del sindaco, grande entusiasmo che spesso scadeva in parole grosse e talvolta in inimicizie prolungate tra famiglie. Oggi è palese a tutti quanto sia grande la disaffezione. La domanda sorge spontanea: perché? La politica , quella ufficiale, non intercetta più gli interessi della gente e in particolar modo della classe media e del popolo che stenta a vivere. Questi non capiscono la politica, non capiscono neppure il senso delle riforme istituzionali che si stanno portando avanti. Questi sentono la politica lontana anni luce dai loro interessi e vedono i politici solo come una casta che tutela ed accresce   i suoi privilegi. La casta non ha fatto neppure una rinuncia alle sue indennità, non ha posto alcun rimedio agli sprechi; ha solo falcidiato le pensioni ed ha imposto gravose tasse al mondo produttivo. Oggi chi avvia un’attività deve essere un eroe; chi possiede dei beni si sente, anche se onesto, un ladro.  Di qui la delocalizzazione produttiva. A ciò si aggiunga che la politica, quella ufficiale, non decide più niente, perché a farlo sono i poteri forti dell’economia a cui la politica si presta per trarne vantaggi. I piccoli paesi si stanno spegnando e, a causa della mancanza di lavoro, stanno vivendo un vistoso e preoccupane calo demografico. Addio le tradizioni, la storia, il ptarimonio ambientale!…La politica è diventata autoreferenziale e ad essa poco interessa il destino di un popolo che grida allo spreco, al mancato coinvolgimento delle persone nelle decisioni. Quando fu pubblicato il libro La casta neppure una contestazione, neppure una smentita. Come dire meglio tacere di fronte all’evidenza! Ci viene ancora da chiedere: ma la politica ha ancora un’etica? Aveva ragione Platone quando affermava che se la politica non è  servizio della Polis, altro non rimane che il relativismo, la tirannia, la prevaricazione e nella migliore delle ipotesi   l’autoreferenza, ovvero: la politica per affermarsi, la politica per sistemarsi.

Inserisci un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Required fields are marked *

*