“In Beata Sventura”: l’odissea del lavoro in un film

Sant’Angelo le Fratte diventa un set per realizzare le riprese

Nel Cast anche Peppe Servillo e Gianluca Guidi

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L’11 giugno 2016, si ricominciano a girare, nelle cittadine di Sant’Angelo e Satriano di Lucania, le scene del film In Beata Sventura.

Protagonisti, anche i ragazzi della scuola media della cittadina.

 

SANT’ANGELO LE FR. – Ciak si ricomincia.  L’11 giugno si ricomincia a girare nelle cittadine di Sant’angelo e Satriano di Lucania, e le riprese continueranno nei prossimi giorni, per la realizzazione del film In Beata Sventura. Protagonisti, Elio Angelini nei panni di Totonno, giovane del posto che ha cercato di fare fortuna altrove e precisamente a Brescia  come operaio saltuario delle ferrovie, però è costretto a fare ritorno perché al nord non ha fatto fortuna;  Dacian, giovane rumeno, amico di avventura di Totonno, interpretato da Paolo Granci, conoscerà anche lui la realtà di Sant’Angelo della Lucania – sta per Sant’angelo le Fratte –  e qui dopo aver tentato la strada della raccomandazione cercheranno di arrangiarsi a vivere, ma finiscono nell’incomprensione generale e saranno costretti ed emigrare di nuovo al nord dove, per una inaspettata fortuna, apriranno un’attività di pompe funebri. Coprotagonisti Peppe Servillo, nei panni del maresciallo dei carabinieri di Sant’Angelo; Gianluca Guidi, sindaco del paese, Bruno Nataloni , assessore; Felice Avella, amico di Totonno; Antonella Valitutti, segretaria del sindaco; Autilia Ranieri, nei panni di Ruja sorella di Dacian di cui si innamora Totonno. La regia è di Daniele Chiariello di Buccino, provincia di Salerno, alla sua seconda esperienza di regista, dopo la realizzazione del film Zio Angelo e i tempi moderni. La sceneggiatura dello stesso Chiariello e Roberto Lombardi. La storia narra  di due giovani sfigati, Totonno, emigrato dal profondo sud,  e Dacian, immigrato, che si incontrano in qualità di operai saltuari delle ferrovie a Brescia. I due diventano amici e Totonno si innamora della lui sorella Rujia, che oltre a fare la barista offre le sue grazie agli avventori “assetati”. Entrambi vengono licenziati e Totonno è costretto a sottrarre soldi dal libretto di risparmio della mamma pensionata di Sant’Angelo per sopravvivere. La storia non può durare a lungo, di qui la necessità di far ritorno per Totonno nella terra natale, portandosi dietro anche l’amico Dacian. Qui nel profondo sud, è in corso una campagna elettorale per le elezioni del sindaco.   I  due contendenti sono il sindaco uscente e Totonno “o cavallaro”. Quale occasione propizia per farsi raccomandare … Ma non c’è verso, i due sfigati  trovano solo un lavoro saltuario come badanti. E allora bisogna tentare la fortuna con lavori occasionali e gratis in cambio di “pomodori e formaggi”, un ritorno al baratto; insomma prestazioni contro derrate alimentari, sfidando la burocrazia e le diffidenze del posto. I due aprono un ristorante e le cose nel paese vano anche bene. Se in paese i lavori pubblici non si possono fare, per mancanza di fondi, perché non farli sotto forma di volontariato? Si chiedono i due avventori. E cosi si mettono all’opera, si riparano buche, si aggiustano i bagni della scuola e tubature varie..Ci sono insomma i semi di una pericolosa e silenziosa anarchia … Si ribellano i commercianti;  il sindaco uscente è costretto a mentire sulle riparazioni, sostenendo che i riparatori sono stati mandati dal comune … la cosa diventa insostenibile, anche perché sembra che il tutto sia una trama per far perdere il sindaco in carica. Meglio far intervenire le forze dell’ordine … e così i due avventori si adattano a fare un lavoro di distribuzione di mozzarelle, per conto di Carminuccio o cavallaro, ma nel mentre si verifica un incidente automobilistico  a cui fa seguito una disabilità riconosciuta. I due vengono risarciti e saranno costretti di nuovo a tornare a Brescia, e qui , con i risarcimenti ricevuti, apriranno una vera agenzia di pompe funebri nella quale, poi, si scopre socio anche Totonno “o cavallaro”, nuovo sindaco di Sant’angelo di Lucania. L’odissea del lavoro per i protagonisti non è terminata. “Questo film – sostiene il regista –  è indipendente e, nella sua leggerezza, vuole essere anche una significativa critica dei costumi. In questo mio lavoro c’è tanta Basilicata che voglio mettere in relazione con la cultura del nord”.

L’Articolo è stato pubblicato su il Quotidiano del Sud del giorno 18 giugno 2016

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