Riflettendo su Nietzsche

Qual è l’atteggiamento giusto nei confronti della vita? Ecco la risposta di Nietzsche: l’accettazione tragica della stessa, senza fuggirla. Fuggire la vita dalla sua reale dimensione, significa rifugiarsi nelle illusioni, nei miti, nelle consuetudini sociali, in un Dio che promette consolazioni impossibili, nelle razionalità scientifiche che vorrebbero dominare la natura o cambiare il mondo, in sovrastrutture morali asfissianti che modellano l’uomo, facendolo diventare uno schiavo. Dio,  soprattutto quello cristiano, si è rivelato essere la più grande delle sciagure umane. La vita è ebbrezza dei sensi, orgoglio, prevaricazione, volontà di potenza, salute fisica, libertà dei gesti, adozione di uno stile inimitabile, in una sola parola, la vita è ebbrezza dionisiaca. Il Dio dei cristiani mortifica l’uomo nella sua libertà e nella sua spontaneità. Come pensate considerasse Nietzsche Gesù Cristo? Non certo il figlio di Dio, ma un superuomo che è stato capace di infinocchiare, con la sua dottrina, buona parte dell’umanità. Gesù è stato un vero superuomo, gli apostoli, povere larve umane che hanno accettato passivamente ciò che è stato loro imposto. La loro morale può essere definita come la morale degli schiavi. Il dionisiaco e l’apollineo sono i due istinti primordiali dell’uomo che hanno trovato composizione dialettica e interazione nella tragedia attica, fino a quando l’uomo teoretico non ha prevalso su quello pratico, la morale sugli istinti, la ragione sulle passioni. Orbene, occorre che l’uomo nuovo si scrolli di dosso un macigno secolare e torni a vivere secondo la sua autenticità, cioè senza Dio, senza idoli; un uomo che si ponga al di là del bene e del male. Occorre non solo liberarsi di Dio, il che è cosa minima, ma soprattutto dalla tentazione di Dio o surrogati. Tentazione che nasce, perché la vita è tragica, drammatica, contraddittoria. La vita è medusea ed ogni attimo diventa urticante. Se la vita è un inganno, se la vita è dolore e tragedia, è ovvio che gli uomini pusillanimi cerchino consolazione in un essere di natura superiore o vogliano, illudendosi, immaginarsi un mondo ordinato e armonico, un mondo giusto, quando tutti non fanno altro che prevaricarsi reciprocamente. Il superuomo, ovvero l’oltreuomo, perché continuamente proiettato verso l’originalità e l’imprevedibilità vitalistica, accetta nella sua drammaticità la vita e non cerca scappatoie, si mantiene fedele alla terra,  accetta eroicamente “l’amor fati” cioè l’eterno ritorno dell’uguale. Vi immaginate un pastore che abbia ingoiato un serpente, la cui testa gli fuoriesce dalla bocca!? Il pastore come si dovrà comportare, per essere un oltreuomo? Mordere, staccando la testa al rettile, o cadere in preda alla paura? Occorre che morda e accetterà così la ciclicità del tempo, rappresentata metaforicamente dal serpente, senza illudersi di fuggirlo. Tutto ritorna eternamente come prima: noi siamo stati infinite volte e continueremo ad esserlo. Questo il volto del tempo, non  lineare, ma ciclico. La ciclicità non ha bisogno di Dio e del “mondo vero”.

 

Chi è per te Gesù Cristo?  Condividi il pensiero di Nietzsche sul suo conto?

Tu, quali delle due dimensioni condividi, la ciclicità del tempo o la sua linearità?

Nietzsche sostiene che eliminando Dio, verrebbe meno anche la dualità tra “mondo vero” e “mondo apparente”. Tu cosa ne pensi?

L’oltreuomo è alternativo a Dio. Perché senza Dio l’uomo si scopre come infinite possibilità. Tu cosa ne pensi?

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